Il Memoriale israeliano dell'Olocausto denuncia le targhe polacche che "distorcono" la storia

Yad Vashem, il museo israeliano dell’Olocausto, ha dichiarato giovedì (10) che le nuove targhe installate vicino al memoriale del massacro di Jedwabne nella seconda guerra mondiale rappresentano una “profanazione della verità storica”.
Ottantaquattro anni fa, i contadini polacchi di Jedwabne, nella Polonia nord-orientale, rinchiusero centinaia di vicini ebrei in un fienile e li bruciarono vivi. Tra le vittime c'erano donne e bambini.
"Yad Vashem è profondamente scioccato e preoccupato per la profanazione della verità storica e della memoria presso il monumento di Jedwabne, dove sono state installate nuove targhe in un chiaro tentativo di distorcere la storia del massacro degli ebrei", ha affermato l'istituzione.
I cartelli mettono in discussione le conclusioni ufficiali e affermano che "il crimine è stato commesso da un'unità tedesca di mantenimento della pace" e non da polacchi della regione.
Secondo il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, la nuova installazione è composta da sette pietre con targhe in inglese e in polacco, collocate su un terreno privato vicino al memoriale.
Il giornalista polacco Wojciech Sumlinski ha dichiarato di essere l'autore dell'installazione, finanziata tramite una campagna di crowdfunding.
"Yad Vashem invita le autorità polacche competenti a rimuovere questa installazione offensiva e a garantire che il significato storico del sito sia preservato e rispettato", ha aggiunto il memoriale israeliano.
Jan Tomasz Gross, storico americano di origine polacca, ha sottolineato il ruolo dei cittadini autori del massacro nel suo libro "Neighbors", che ha sconvolto la Polonia e ha portato alle scuse presidenziali nel 2001.
Una commissione d'inchiesta polacca concluse nel 2003 che il massacro del 1941 fu commesso da polacchi di Jedwabne, istigati dall'occupazione nazista, e non da quest'ultima, contrariamente a quanto si era sostenuto da tempo.
Migliaia di ebrei furono assassinati dai loro vicini polacchi durante la guerra, soprattutto nelle zone rurali. Ma migliaia di polacchi rischiarono anche la pena di morte per salvare gli ebrei.
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